00:00 22 Aprile 2004

INVERNO 2003-04: tutto sull’innevamento alpino ed appenninico

Emergono dati interessanti dall'analisi degli spessori nivometrici che si sono avuti nel corso di questi ultimi mesi sulle nostre montagne. Segno di un inverno per molti versi da ricordare.

ALPI OCCIDENTALI
Innevamento nella norma (o leggermente superiore) sul versante ligure delle Alpi Marittime (dove tra l’altro si sono distinti singoli episodi di neve di tutto rispetto); di gran lunga superiore al normale invece sul settore piemontese di Alpi Marittime e Alpi Cozie, dove le nevicate si sono ripetute quasi con ossessiva perseveranza, concedendo ben pochi momenti di pausa, e garantendo anche in chiusura di stagione (metà di aprile inoltrata) spessori degni del miglior febbraio-marzo. Infine, sulle Alpi Graie, condizioni nivometriche di poco superiori alla media, più generose sul settore valdostano (Valle di Champorcher e zona del Gran Paradiso). Va detto che praticamente ovunque la neve non è mai mancata da inizio dicembre a Pasqua.
Aree geografiche nel complesso maggiormente innevate: Cuneese (settore piemontese di Alpi Marittime e Cozie) e Alpi Graie (settore valdostano).
Periodo di maggior innevamento: quarta decade di febbraio, prima e seconda decade di marzo 2004.
Punte max di accumulo medio a 2000 metri: 280 cm.

ALPI CENTRALI
Sul settore centrale dell’arco alpino tanta neve non si ricordava almeno dalla stagione 2000-01. Ma mentre al tempo a rimanerne beneficiati furono essenzialmente i versanti settentrionali, con Madesimo e Livigno sugli scudi, quest’anno è stata la volta delle Orobie e delle Prealpi Lombarde, dove si sono succeduti a cadenza quasi impressionante episodi nevosi di un certo rilievo che hanno garantito un manto nevoso abbondante e pressoché costante per l’intera stagione, con colpi di coda invernali che anche a fine marzo e nella prima e seconda decade di aprile hanno riportato la neve a quote decisamente basse se si tiene conto del periodo. Spessori nivometrici superiori (seppur di poco) alla media anche su Alpi Pennine e Lepontine, con queste ultime ben “rifornite” sui versanti svizzeri.
Aree geografiche nel complesso maggiormente innevate: Alpi Orobie (settore bresciano), Alpi Lepontine (settore svizzero).
Periodo di maggior innevamento: prima e seconda decade di marzo 2004.
Punte max di accumulo medio a 2000 metri: 250 cm.

ALPI ORIENTALI e DOLOMITI
Anche per le Alpi Orientali si è trattato di un inverno come non se ne ricordava da tempo. Il manto bianco non è mai mancato da inizio a fine stagione, con numerosi episodi di neve abbondante alternati a brevi periodi di stabilità atmosferica. In particolare – per i settori dolomitico, carnico e giuliano – si è tratato di un innevamento ben superiore alla media del periodo, con punte di quattro metri di spessore anche al di sotto dei 2000 metri di altitudine in diverse località del Friuli. Notevoli anche i tre metri di neve che si sono sfiorati sulle Dolomiti, così come pure la nevicata simil-record che nei dintorni di Falcade (BL) ha portato 150cm di neve fresca in un sol colpo (Gares, 11 marzo 2004). Interessante anche il dato dei 220 cm di Fai della Paganella, a pochi chilometri da Trento. Ma lascia quasi di stucco l’innevamento di fatto eccezionale sulle prealpi Venete, con Pian Cansiglio, Alpago, Nevegal e bellunese in genere con accumuli variabili tra i due ed i tre metri per lunghi tratti della stagione, e con punte di quattro a ridosso dei 2000 metri.
Aree geografiche nel complesso maggiormente innevate: Prealpi Venete e Alpi Carniche e Giulie (settore friulano).
Periodo di maggior innevamento: seconda decade di marzo 2004.
Punte max di accumulo medio a 2000 metri: 320 cm.

APPENNINO SETTENTRIONALE
Per il settore toscano dell’Appennino Settentrionale si è trattato di un inverno assolutamente eccezionale, con quantitativi nivometrici che non si registravano da tempo. Basti dire che assieme a Sella Nevea e a Piancavallo, l’Abetone è stata la località sciistica più innevata di tutto il territorio nazionale, con un bollettino che parlava chiaro: 280-400 in data 12 marzo 2004. Il settore centro-occidentale dell’Appennino Tosco-Emiliano è stato particolarmente battuto da frequenti e considerevoli episodi di neve, ma va detto che anche i settori liguri e lombardi (Oltrepo Pavese) non sono stati da meno, mostrando un innevamento superiore alla media. Da ricordare poi l’evento nevoso di fine febbraio che, oltre a portare 45 cm di neve a Bologna, paralizzò tutto il settore emiliano del Nord-Appennino con accumuli medi dell’ordine di 60 cm e con punte di un metro.
Aree geografiche nel complesso maggiormente innevate: Appennino Tosco-Emiliano (settore toscano).
Periodo di maggior innevamento: prima e seconda decade di marzo 2004.
Punte max di accumulo medio a 2000 metri: 350 cm.

APPENNINO CENTRALE
L’Appennino Centrale ha vissuto di fasi alterne ed ha mostrato aspetti contraddittori. A dicembre sembrava dovesse ripetersi l’anno glorioso del 2003 per il settore adriatico, ed invece da gennaio in poi il grosso delle nevicate ha interessato i soli versanti tirrenici, regalando accumuli degni di nota su tutto il settore laziale, dove si è vissuto un inverno quanto meno alla pari del precedente (che pure era stato tra i più generosi degli ultimi dieci anni). In particolare, vanno notati gli accumuli del Reatino e del Frusinate, con al top della classifica i 270 cm del Monte Amiata (1738 metri slm), in terra toscana, battuti solo da Campo Imperatore, nel cuore del Gran Sasso d’Italia, ad oltre 2100 metri di quota: segno di un inverno che – dopo i fasti dello scorso anno – ha messo in disparte le ambizioni di tutto il settore orientale. Nella media gli accumuli per l’Appennino Umbro Marchigiano e per l’Appennino Sannita.
Aree geografiche nel complesso maggiormente innevate: Gran Sasso d’Italia, Appennino Abruzzese (settore laziale), Monte Amiata.
Periodo di maggior innevamento: seconda decade di marzo 2004.
Punte max di accumulo medio a 2000 metri: 220 cm.

APPENNINO MERIDIONALE
Il settore meridionale dell’Appennino ha vissuto una stagione altalenante, subendo episodi invernali in piena regola con accumuli in molti casi considerevoli, ma seguiti poi da fasi tiepide o addirittura sciroccali che hanno di fatto compromesso la longevità del manto bianco. Nel complesso, l’innevamento è stato nella media, ma ci sono state delle parentesi con poca neve al suolo e stagione più volte messa in discussione nelle stazioni sciistiche di Basilicata e Calabria. Migliore invece la situazione sull’Appennino Campano.
Aree geografiche nel complesso maggiormente innevate: Appennino Campano.
Periodo di maggior innevamento: terza decade di gennaio 2004.
Punte max di accumulo medio a 2000 metri: 120 cm.
Autore : Emanuele Latini