00:00 28 Luglio 2004

Il clima delle città

I micro-climi cittadini: gli studi di Howard.

I cambiamenti climatici da imputarsi all’urbanizzazione di grandi aree furono rilevati fin dai primi anni del 1900 dagli studiosi e appassionati dell’epoca. Uno di questi, Luke Howard, innamorato di meteorologia e noto per i suoi studi sulle nubi e la loro classificazione, notò che visibilità, temperatura, umidità delle zone rurali, differivano vistosamente da quelle urbanizzate e interessate a insediamenti industriali.

Notò inoltre, che per alcuni fenomeni, questa differenza si accentuava gradualmente con il variare della superficie dell’area urbanizzata; anche se alcuni di questi fenomeni non erano di facile valutazione e documentazione.

I fenomeni infatti, variavano con il tipo di industrie insediate, l’orografia, la configurazione del terreno, le condizione meteorologiche, ecc. – Queste osservazioni venivano fatte quando ben poche erano le grandi città con popolazione superiore a 500mila abitanti; le industrie non erano poi così diffuse e anche la cementazione urbana lasciava ancora molto spazio a giardini, vicoli sterrati e viali dal selciato fatto di ciottoli o al massimo, di pietre.

Oggi, rispetto a quel periodo, è notevolmente aumentata la popolazione mondiale e gli insediamenti urbani ospitano circa un quarto di questa. Certe città come Tokyo, Città del Messico superano i 20 milioni di abitanti e molte altre superano i 10 milioni.
Sono anche aumentati gli studiosi che da parecchi anni si stanno interessando al clima dei centri urbani.

Una delle cause principali del fenomeno dell’isola urbana calda è il radicale mutamento dallo stato di area rurale ad area urbanizzata.
Le costruzioni elevate e vicine tra loro, i vari manufatti in calcestruzzo, la totale copertura con asfalto, la mancanza di aree destinate al verde, la mancanza di ventilazione e quindi il ristagno dell’energia delle radiazioni solari, sono alcune delle cause dell’isola urbana calda.

Altre concause: – il mancato assorbimento delle acque piovane da parte del terreno che risulta praticamente impermeabile con conseguente mancata evaporazione e assorbimento del calore – il calore prodotto dal riscaldamento e dai condizionatori d’aria e quello provocato dalle fonti di calore a scopo industriale- il calore prodotto dai mezzi di trasporto.

Bisogna evidenziare inoltre, che rispetto alle aree rurali, in cui il raffreddamento notturno opera rapidamente, l’area urbana si comporta come una superficie rocciosa, tanto da non riuscire completamente a cedere nell’arco notturno il calore accumulato durante l’irraggiamento diurno; l’aria si mantiene quindi calda.

Un capitolo tutto suo meriterebbe inoltre quello da dedicare alle sostanze inquinanti (vapore acqueo, anidride carbonica, particelle inquinanti, smog ) A causa dello sviluppo industriale, dal dopoguerra ai giorni nostri i processi di combustione hanno accelerato l’emissione in atmosfera dell’anidride carbonica; la concentrazione è aumentata infatti da 300 ppm a 370 ppm circa alla fine del 2003.

Queste sostanze inquinanti si comportano come una coperta sopra la città, assorbendo solo parte delle radiazioni ad onde lunghe emesse dalla superficie. – I numerosi edifici, per la loro vicinanza, si comportano come elementi di rifrazione dell’energia solare, aumentando il calore circostante ; la loro disposizione inoltre pone grossi problemi alla dissipazione del calore stesso, per mancanza di ventilazione.

E’ parere quasi concorde dei climatologi che le vaste aree urbane influiscano sulla quantità e la frequenza delle precipitazioni anche nelle zone limitrofe. Infatti, l’agglomerato urbano crea dei movimenti d’aria verticali che incidono localmente sulla stabilità atmosferica; inoltre l’equilibrio atmosferico può essere significativamente modificato dalla condensazione dei gas immessi e la struttura delle aree urbane ostacola le masse d’aria, che possono sostare più a lungo, dando luogo a precipitazioni più consistenti.

Numerose osservazioni hanno confermato che la quantità di precipitazioni che cadono sulle città può essere maggiore, in qualche caso, anche di un 10% rispetto a quelle che ricevono le campagne circostanti. Bisogna ancora segnalare che la maggiore temperatura della città attira aria dalla campagna (brezza di campagna) , un vento leggero che tende a soffiare dalla campagna verso la città ; questa situazione tende a concentrare le sostanze inquinanti verso il punto più caldo, il più delle volte il centro della città.

Altra differenza riguarda l’umidità dell’aria dei centri urbani, in genere più bassa rispetto alle zone rurali circostanti, frutto delle temperature più elevate. Al contrario le foschie sono maggiori in città, specie nei giorni nuvolosi, sicuramente a causa della enorme quantità di elementi inquinanti immessi in atmosfera dalle attività umane.
Autore : Redazione