00:00 18 Marzo 2004

Gli iceberg non sono in aumento

Secondo alcuni ricercatori americani, sono soggetti ad un ciclo periodico di crescita e distruzione.

Tra gli allarmi provenienti da varie parti del mondo, circa il possibile aumento delle temperature medie collegato alle massicce immissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, il distaccamento di iceberg sempre più grandi e numerosi, desta sicuramente molto scalpore nell’opinione pubblica.

Per far maggiore luce su questo preoccupante fenomeno, un gruppo di ricercatori della Brigham Young University, guidato dal direttore David Long, ha analizzato tutti i dati degli ultimi 20 anni sulle acque circostanti l’Antartide, incluse le immagini satellitari.

Questi dati sono stati poi confrontati con quelli del NIC (National Ice Center) che tiene d’occhio, da oltre 30 anni, quasi tutte le masse glaciali presenti sul nostro Pianeta.

Il primo fatto che è emerso è stato che il miglioramento delle tecnologie satellitari e l’aumento dei punti di rilevamento, come navi oceanografiche quasi sempre presenti nelle acque antartiche, ha permesso di ottenere dati più accurati negli ultimi anni, rispetto a quelli che si avevano a disposizione, ad esempio nel 1970.

Di conseguenza, vengono rilevati con maggior precisione anche distaccamenti di masse di ghiaccio più piccole e si contano maggiori iceberg galleggianti rispetto al passato.

Tuttavia i ricercatori hanno notato che il numero degli iceberg più grandi è leggermente aumentato, ma secondo loro la spiegazione del fenomeno è da attribuirsi in un ciclo naturale di nascita e morte di quei ghiacci, un ciclo lungo circa 50 anni, già ampiamente documentato in altre ricerche.

Gli scienziati americani escludono quindi che la causa di questa momentanea maggior frantumazione sia da ricercare nel riscaldamento globale terrestre, né tanto meno nel buco dello strato di ozono sull’Antartide.

Tutti i risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica EOS.
Autore : Simone Maio