00:00 27 Febbraio 2008

Decenni di NAO a confronto: ecco perchè l’inverno spesso è tanto secco e mite e l’estate calda

I protagonisti del clima invernale e autunnale hanno cambiato le loro abitudini negli ultimi 30 anni.

In Italia le stagioni subiscono costanti mutamenti. Specialmente in estate e in inverno le annate anomale sono divenute più frequenti rispetto ad esempio al clima che avevamo nel ventennio ’60-80.

Tutti si sono accorti che d’inverno capitano spesso delle stagioni particolarmente secche e miti in cui, piove e nevica poco, le ondate di freddo si contano sulle dita di una mano, sulle Alpi si è innalza il limite medio delle nevi, le nebbie si riducono drasticamente di un 30-50%. Ovviamente ci sono anche le eccezioni, annate come l’inverno 2003-2004 o il 2005-2006 in cui la coltre bianca si mantiene ancora in buona salute sulla catena alpina.

Chi è il responsabile di questa inversione di tendenza?
Del famoso Anticiclone subtropicale che si è follemente invaghito del Mediterraneo deviando più a nord il prezioso carico di pioggia in arrivo dall’Atlantico.

Tecnicamente si parla di NAO (Northern Atlantic Oscillation) positiva quando l’alta pressione è molto forte alle basse latitudini ed è protesa più a nord del solito e il Vortice Polare è altrettanto impetuoso ma a latitudini troppo settentrionali. La NAO negativa si ha quando tendono a formarsi degli anticicloni alle latitudini settentrionali, in questo modo le perturbazioni atlantiche hanno il via libera verso il Mediterraneo.

Nel ventennio 1980-2000, i mesi con NAO positiva sono saliti da 26 a 48, rispetto a quelli del 1960-1979; quelli con NAO negativa (corrispondenti ad una stagione invernale più regolare) sono scesi da 34 a 21.

Di conseguenza, gli inverni italiani sono risultati mediamente più soleggiati e quindi meno rigidi che in passato, riducendo le apparizioni di nebbia e neve. La circolazione atlantica solo in rare occasioni riesce a raggiungerci mentre quella meridiana diventa predominante, a scapito del Nord Italia. Sul centro-sud, meno riparato dalle Alpi i venti da nord creano maggiori contrasti col mare e più precipitazioni al suolo.

In montagna, la presenza della neve è calata soprattutto sui versanti meridionali delle Alpi che necessitano di umide correnti meridionali per essere imbiancate. Questo ha portato inevitabilmente ad un ritiro dei ghiacciai del 10-15% con punte anche superiori.

La stagione autunnale dell’ultimo ventennio ha invece seguito un comportamento altalenante. Nubifragi e diluvi si abbattono nei momenti in cui la circolazione riesce ad essere spiccatamente meridiana.

Durante l’autunno l’Anticiclone delle Azzorre spesso si ritira in pieno oceano spingendosi a latitudini molto settentrionali, fin sulle coste della Groenlandia. In questo modo favorisce la discesa verso sud del Vortice Polare e della depressione d’Islanda che talvolta si insedia a largo di Francia e Inghilterra.

Il surplus di calore dei mari italiani, mediamente più caldi di 0.5°C rispetto a venti anni fa, fornisce molto più carburante per le piovose perturbazioni autunnali.
Autore : Simone Maio