00:00 11 Gennaio 2012

Tra orsi siberiani e nevicate record, storie di inverni d’altri tempi

Gli inverni di un tempo suscitano sempre ricordi in bianco e nero. Ripercorriamo insieme la storia di quegli eventi estremi che hanno tempi di ritorno anche superiori al secolo.

 Sono passati ormai 30 anni da quegli inverni da brivido. Fenomeni storici, eventi eccezionali e ad oggi quasi irripetibili. Ricordate il gennaio del 1985?

Pensate che allora si sapeva poco dei riscaldamenti stratosferici, tanto che il fenomeno fu addebitato ad una improbabile tempesta solare. La meccanica della circolazione stratosferica, oggi ben nota anche se ancora in fase di studio, è sempre valida ma l’esperienza da allora ci ha insegnato quanto basse siano le probabilità che tali eventi stratosferici estremi ci centrino. Un evento ogni 90-100 anni dice la statistica. Fate un po’ i vostri conti.

Chi in quegli anni non era ancora nato, deve sapere che tutto in quell’inizio di gennaio 1985 si incastrò alla perfezione e per gli amanti della neve il tripudio fu assoluto. Da Milano a Roma, da Firenze a Napoli, tutta l’Italia ne fu coinvolta, nessuno fu risparmiato dall’aggressività gelida del grande anticiclone russo-siberiano, ai tempi in cui riusciva a fare sul serio anche sul nostro Paese.

Qualcuno al giorno d’oggi si confonde: pensa di intravvedere l’anticiclone russo-siberiano, alias l’orso, in qualche carta improbabile mentre distende il suo alito gelido verso le nostre fin troppo tiepide regioni:"Questa volta è lui!",o crede di sentirlo al mattino, aggressivo più che mai, sulla propria pelle, più che altro frutto di suggestione. Niente di che. Negli inverni di questi ultimi anni, a causa del suo cronico latitare, non siamo più capaci di riconoscerlo. Lo si può perfino confondere con un malcelato anticiclone delle Azzorre che agevola un modestissimo raffreddamento notturno in virtù dei cieli sereni o addirittura confuso con il gelo superficiale da brina per irraggiamento che troviamo al primo mattino e che perdura solo qualche ora in una amorfa situazione di palude barica.

In realtà, se eccettuiamo fugaci apparizioni, vedi inverno del’97, il vero mostro siberiano ormai è quasi sempre assente e rintanato e circoscritto sulle steppe al confine tra Siberia, Mongolia e Cina ed è un dato di fatto. Ma vogliamo allora rispolverare la memoria e capire di cosa era capace l’Orso, quello vero?

Torniamo ora indietro di 33 anni: siamo nel gennaio del 1979. Il blocco freddissimo collegato all’orso in quel frangente si fece strada dal nord Europa, da dove perveniva notizia di valori impressionanti già a Capodanno, e i record iniziarono a cadere come birilli un po’ su tutta l’Europa:

Mosca – 55°C il 1° gennaio 1979
Stoccolma – 43°C il 1° gennaio 1979
Varsavia – 35°C il 1° gennaio 1979
Nei giorni seguenti le correnti siberiane investirono anche l’’Italia.

Il 3 gennaio 1979 vennero rilevate le seguenti temperature:
Bolzano – 10°C
Trieste – 5°C
Verona – 10°C
Venezia – 6°C
Milano – 9°C
Torino – 10°C
Genova – 3°C
Bologna – 12°C
Firenze – 8°C
Ancona – 8°C
Perugia – 9°C
Pescara – 8°C
Roma – 7°C
Campobasso – 10°C
Bari – 3°C
Napoli – 2°C
Potenza – 9°C
Nei giorni seguenti vennero misurate le seguenti temperature:
Pescara – 13°C il 4 gennaio 1979
Bologna – 17°C il 6 gennaio 1979

A Napoli tra le 18.30 dell’1 gennaio e le 18.30 del 2 gennaio si ebbe un calo termico da 13°C a 0°C, di cui circa 5°C istantanei, intorno alle ore 16.00 del 2, al transito del fronte freddo. L’’arrivo dell’’aria gelida si manifestò con l’’improvvisa rotazione del vento da nord-ovest a nord-est e da una parziale copertura del cielo per nubi medio basse. Verso le 18.50 una breve nevicata interessò a sorpresa il capoluogo partenopeo, coinvolgendo anche le zone basse.

Non finisce qui: da quei tempi ormai remoti saltiamo al mitico gennaio del 1985. La pachidermica massa gelata prodotta dall’orso siberiano si allungò come una macchia d’olio dalla Russia verso il Mediterraneo a impulsi successivi già a partire da fine dicembre. Allora nessuno si aspettava di vivere uno scorcio di meteorologia storica dai tempi di ritorno lunghissimi.

La notte del 10 gennaio Firenze rabbrividì dal basso dei suoi -16°C. Fece ancora più freddo nella notte del 13 gennaio, il giorno prima della grande nevicata: Alessandria piombò a -20°C, Milano a -14°C, Piacenza a -22°C.

In più, all’attenuarsi del grande gelo, subentrò la nevicata del secolo: in questo caso fu il nord a salire all’onore delle cronache. La Lombardia fu la regione più colpita, tanto che il centro di Milano finì sotto 72 centimetri di neve, mentre in periferia si misurarono fino a 90 centimetri caduti dal 14 al 17 gennaio. In quel caso il blocco totale della metropoli lombarda fece sorridere i Romani, i quali si presero la rivincita sui Milanesi dopo le ironie del blocco della Capitale sotto i 10 centimetri di neve caduti solo una settimana prima, il giorno della Befana.

E che dire di quella storica trasmissione "Che Tempo fa" condotta da un brillante Andrea Baroni nell’edizione della notte? Non ci rimane che ricordare in queste poche righe concesseci i momenti di un passato che torna sempre presente, ogni inverno e ogni anno con un po’ di nostalgia in più.

Autore : Luca Angelini