00:00 15 Marzo 2021

NEVE di MARZO: il freddo e nevoso marzo 1987 in Puglia

Ecco la configurazione barica migliore per la neve sulle coste pugliesi...

"Una forte irruzione di aria fredda da Nord-Est determinerà tempo perturbato sul versante adriatico del Centro Italia e sul Meridione peninsulare: date le basse temperature previste, le precipitazioni saranno nevose fino in pianura; pertanto, nella mattinata di domani, centri urbani come Pescara, Bari e Taranto potrebbero risvegliarsi sotto la neve".

Certe configurazioni bariche che riuscivano a spingere la "dama bianca" fin sul tacco dello Stivale sono state piuttosto frequenti negli anni Settanta e Ottanta (vedasi Gennaio del ’79, Gennaio del 1980, Febbraio del  1981, Dicembre del 1985, Marzo del 1987), molto meno negli anni Novanta (Gennaio e Febbraio del ’93, Gennaio del 1999), quasi mai in seguito (unico evento degno di nota, quello del 6-7 Febbraio 2006).

Certamente il processo di "affabulazione" che spesso caratterizza la mente umana porta a ricordare gli Inverni del passato come periodi caratterizzati da freddo e tanta neve e porta quasi a trascurare episodi miti, o addirittura caldi, che si verificarono anche in anni in cui non si parlava ancora di riscaldamento globale: così succede che una settimana di freddo e neve, verificatasi nel passato magari anche a fine Inverno, ha colpito così tanto la nostra immaginazione, da portarci a pensare che quell’Inverno fu interamente nevoso e più freddo di quello attuale, mentre il ricordo di lunghi periodi invernali miti e anonimi diventa spesso sfocato fino a scomparire del tutto dal bagaglio dei nostri ricordi.

L’evento nevoso che occorse quell’anno, il 1987, si verificò in Marzo, cioè a Primavera meteorologica abbondantemente avviata, dopo un Febbraio particolarmente mite, sia perchè interessò una parte marginale dell’Italia (versanti adriatici e jonici del Sud), eludendo le grandi città del Centro-Nord le quali, a parte una diminuzione delle temperature, in termini di precipitazioni nevose non risentirono degli effetti di questa ondata di gelo di rilevanza storica.

Il giorno 3 lo scenario inizia a mutare: l’anticiclone delle Azzorre abbandona il bacino centrale del Mediterraneo e prende la strada del Nord, una spinta questa che lo porta a fondersi con l’anticiclone russo-scandinavo, in quegli anni in grande spolvero. Sul bordo meridionale di questa vasta struttura di alta pressione inizia ad affluire l’aria gelida presente sulla Russia, che va a confluire all’interno di una saccatura con perno sul mar Adriatico. Il richiamo di correnti tiepide dal Nord Africa all’interno del settore caldo della stessa saccatura fa impennare i termometri del Sud Italia: il pomeriggio del 3 a Taranto si registrano 18°C, ma questo è solo il preludio di un peggioramento delle condizioni meteorologiche che per intensità, durata e periodo dell’anno nel quale da lì a poco si sarebbero verificate, ben presto sarebbero entrate a far parte  per sempre degli annali meteorologici.

Il giorno 4 la struttura di bassa pressione si sposta più a Sud e sull’Italia inizia a riversarsi quel lago di aria gelida che solo due giorni prima vedevamo confinato sulle steppe russe. La temperatura subisce un tracollo senza precedenti a memoria d’uomo: nel giro di 48 ore alla quota di 850 mb sulla verticale della Puglia si passa dalla isoterma di +6°C alla -12°C. Per avere un’idea di quanto intensa fu quella ondata di freddo, basti pensare che oggi si parla di ondate di freddo eccezionali anche con isoterme di soli -6°C, cioè per molto meno!

La situazione appena descritta perdura ininterrottamente fino al giorno 11, quando la -10°C abbandona definitivamente la Puglia per spostarsi verso Est.
Nei giorni compresi tra il 6 e l’11 Marzo 1987 ripetute bufere di neve investono tutta la Puglia, dai colli al mare e il capoluogo jonico si imbianca per 6 giorni consecutivi, accumulando 10 cm di neve in ognuno di 4 eventi distinti.

Nella notte tra il 6 e il 7 Marzo, durante una indimenticabile tormenta di neve il termometro posto nel centro cittadino, a poche centinaia di metri dal mare segna -5°C, valore questo che troverà conforto nei dati ufficiali riportati negli annali idrologici. Fu una notte in bianco in tutti i sensi, passata ad ammirare la neve che veniva scaraventata dal vento in tutte le direzioni e che ricopriva in breve tempo i solchi lasciati dalle poche auto in transito sulle vie cittadine.

Altri eventi si verificano nei giorni successivi a seguito di numerosi impulsi di aria fredda che continuano ad investire l’Italia meridionale. Indescrivibile quanto avviene a Taranto tra l’8 e il 9 Marzo 1987, esattamente 26 anni fa! Tra le ore 17 di Domenica 8 e la mattina di Lunedì 9 la città è investita da una bufera di neve con pochi precedenti a memoria d’uomo. La precipitazione è talmente intensa, che, durante la notte, non occorre la luce dei lampioni per osservarla distintamente, è uno spettacolo indescrivibile e, durante i rovesci più intensi la temperatura scende a -4°C: quella è un’altra notte insonne e, alla fine dell’evento, l’altezza della neve in città raggiunge nuovamente i 10 cm, mentre molte condutture d’acqua domestiche scoppiano per il gelo e l’acqua si riversa sui alcuni balconi gelando in spettacolari stalattiti.

In generale, in tutto il periodo compreso tra il 5 e l’11 Marzo 1987 la neve raggiungeva la costa jonica pugliese nel pomeriggio e la abbandonava nel corso delle successive mattinate, sotto l’incalzare del Sole di Marzo, mentre sui retrostanti rilievi la neve si accumulava sempre più, fino a raggiungere l’altezza  di mezzo metro ed oltre. Ricordo che in quei giorni, sui pendii e sui declivi dell’altopiano delle Murge, tra i comuni di Crispiano e Martina Franca, a circa 20 Km da Taranto, si sciava liberamente e si improvvisavano gare con gli slittini!

Ora, andiamo a vedere quale fu l’assetto barico che caratterizzò quell’evento nevoso che qui in Puglia, negli ultimi 25 anni, non si è più ripetuto. Quella sopra riportata è la carta del tempo del 4 Marzo 1987. Una potente struttura di alta pressione si estese dall’arcipelago delle Azzorre all’Europa settentrionale e alla Russia, con ponte di Woejkoff sulla Scandinavia, sul cui bordo meridionale affluì aria gelida dalla Russia che andò ad invorticarsi all’interno di un minimo di pressione centrato sulla Grecia. Grazie a questa configurazione barica, una serie di impulsi di aria gelida investirono tutta l’Italia, ma mentre sul Nord Italia e sui versanti tirrenici essi portarono solo gelo, ma cieli sereni, sui versanti jonici e adriatici del Centro-Sud, la stessa massa d’aria, scorrendo sul mar Adriatico, si caricò dell’umidità necessaria, per produrre quelle nevicate appena descritte, che resteranno scolpite per sempre nella memoria dei più appassionati.

Ciò che manca da molti anni è proprio una configurazione di questo tipo. Per avere il gelo fin sulle coste pugliesi non è utile un’irruzione di aria fredda da Est con un’alta pressione defilata ad Ovest delle isole britanniche ed un minimo di pressione frequentemente posizionato sul golfo di Genova (situazione tipica di questo Inverno), o sul medio Tirreno (schema tipico del Febbraio 2012), ma un’impulso di aria fredda da Nord-Est prodotto da una più invadente presenza dell’alta pressione, con asse principale SW-NE immediatamente ad Ovest dell’Italia e con minimo di pressione tra Grecia e mar Nero.

Sembrerà strano, ma è proprio la scarsa invadenza dell’alta pressione ad Ovest a non permettere in questi anni le nevicate sulle coste del Sud, poiché, fin quando continuerà a ripresentarsi l’assetto barico di questi ultimi anni (con bassa pressione tra Ligure e Tirreno), il Sud Italia seguiterà ad essere interessato dalla ritornante calda di tutte le irruzioni fredde provenienti dall’Est europeo e la neve continuerà a cadere sempre e solo sulle stesse zone, ovvero sulla pianura padana, sul Centro Italia fino a bassa quota e sul Sud solo sui rilievi dell’Appennino, o al massimo sulle Murge.
 

Autore : Dott. Pier Paolo Talamo, riealaborazione Alessio Grosso