00:00 16 Gennaio 2015

L’ansia per la NEVE da bambini come da adulti

Una passione che porta a dire: "se non ci fosse la neve non si potrebbe vivere", eppure in molte località del mondo i fiocchi non cadono mai.

Si scruta sul parabrezza della proprio auto, si scruta tra la pioggia, si scruta intensamente il termometro per ore, si osserva la direzione del vento, la compattezza della nuvolosità.

Da bambini si chiedeva ai genitori o ai nonni, e dalle loro risposte più o meno rassicuranti si poteva dedurre se ci sarebbero state speranze di veder cadere i fiocchi di neve.

Ciascuno ha in mente per la propria località, dalla città allo sperduto borgo di montagna o in riva al mare, le fioccate più belle.

Quanti di voi, cari appassionati, non si sono divertiti a seguire i fiocchi di neve più grossi volteggiare fino al suolo con la loro andatura curiosa. Quanti non hanno tifato per i rovesci di neve che si infittivano e coprivano il nero dell’asfalto; quanti non hanno sofferto nel vedere la temperatura salire inesorabilmente e i fiocchi impregnarsi d’acqua fino a scendere misti alla pioggia.

Un sostegno da stadio, un’emozione che sfugge ad ogni tipo di descrizione. Un rapporto "morboso" con la neve che sa di mistico. Una cosa dava fastidio da bambini e dà ancora fastidio adesso, l’impossibilità di spostarsi dalla propria località usando qualsiasi mezzo per raggiungere i luoghi dove stava nevicando.

Da piccoli siamo in balia degli adulti, da adulti siamo in balia del lavoro o dell’Università, dei figli, della moglie, delle suocere, degli appuntamenti dal dentista o dal commercialista.

Ma appena possiamo, la fuga verso la neve è un richiamo troppo forte per non venirne risucchiati. Saliamo in collina e appena vediamo la foschia diventare "bianco-latte", quando dopo una curva si scorgono i primi prati innevati e sul parabrezza si schiantano i primi fiocchi fradici, vorremmo fermare quell’attimo e riviverlo altre mille molte.

Autore : Alessio Grosso