00:00 16 Ottobre 2008

L’alluvione del 14-17 ottobre 2000 al nord-ovest (seconda parte)

Quell'ottobre fu molto piovoso sulle nostre regioni, anche fin troppo, tanto che le piogge abbondanti e persistenti assunsero il drammatico risvolto alluvionale sul nord-ovest

L’insediamento di una vasta e profonda depressione sulle isole Britanniche fu all’origine di una pesante e prolungata azione di sbarramento nuvoloso sui versanti padani delle Alpi centro-occidentali ma anche su quello marittimo dell’Appennino Ligure e lungo tutto il versante tirrenico seppur con fenomeni meno abbondanti.

La pioggia sulle regioni di nord-ovest cadde battente raggiungendo il suo apice tra il 14 e il 15 di ottobre. In Piemonte si inziarono a registrare i primi danni: la valle dell’Orco rimase isolata, mentre sulla fascia prealpina si contarono accumuli compresi tra i 100 e i 150 millimetri. A Torino caddero in una notte 52 millimetri di pioggia, mentre nel comune di Ceresole caddero 600 mm di pioggia nell’arco di 48 ore. 200 persone furono evacuate mentre alcune vie di comunicazione furono interrotte a causa del crollo di ponti o dello straripamento di fiumi e torrenti.

Il nastro di aria calda e umida che seguitò ad alimentare la lunga perturbazione incastrata sul nord-ovest italiano mantenne piuttosto elevate le temperature in montagna, tanto che la neve cadde solo sopra i 2600-2800 metri. Nella notte sul 16 ottobre le precipitazioni diminuirono leggermente la loro intensità tuttavia sulla fascia prealpina caddero ancora circa 50 millimetri di pioggia.

Nel frattempo il sistema nuvoloso principale era riuscito a trovare uno sfogo verso levante e l’aria fresca iniziò a penetrare dai quadranti nord-occidentali. L’evento ebbe il merito di abbassare notevolmente il limite delle nevicate sulle Alpi. Le montagne iniziarono a imbiancarsi fino a circa 1500 metri di quota, favorendo il lento e difficile smaltimento delle acque nei fiumi a valle.

Il giorno 17 i contrasti si fecero meno accentuati e il cielo, dopo 4 giorni di piogge pesanti e pressochè ininterrotte, iniziò a regalare qualche squarcio di azzurro. L’attenzione dal cielo passò subito al nuovo pericolo numero uno: il fiume Po.

Il grande fiume faceva davvero paura. L’onda di piena era ancora in Piemonte ma ai confini tra Lombardia ed Emilia già saliva la tensione tra la popolazione. A scopo precauzioneale fu chiuso il ponte sulla SS9 che collegava il Lodigiano con Piacenza.

La sera del 17 ottobre il momento più critico per la zona: il Po aveva già messo paura nel 1951 avendo toccato +10.25 mt sopra lo zero idrometrico rompendo gli argini in più zone del piacentino. Nel 1994 arrivò a +9.88 mt senza provocare allagamenti. Quel 17 ottobre 2000 ore 18.00 fu battuto un record storico, quello che portò le acque del grande fiume a toccare i +10.50 mt.

Furono evacuati paesi come S.Rocco al Porto, Mortizza e svariate frazioni nei dintorni di Guardamiglio. I ponti sulla SS9 Via Emilia furono chiusi, il ponte ferroviario di Piacenza. L’unico collegamento con il Sud rimase l’autostrada A1. Sul territorio le ferite rimasero aperte per molto tempo e ancora oggi tra la gente del luogo il ricordo di quel fiume, che ora appare un po’ agonizzante, è ancora vivo negli occhi e nei cuori di chi non vuole dimenticare.
Autore : Luca Angelini