00:00 27 Gennaio 2015

AMARCORD: quando la nebbia fa davvero paura: quella notte sulla A4…

Nella tarda nottata di domenica 4 dicembre 2011 una nebbia fittissima è calata sull'autostrada A4 Milano-Venezia nel tratto Dalmine-Desenzano.

Un viaggio da incubo. Non soportando più il traffico, mi sposto di notte. L’ora ideale per partire è circa verso le 4 del mattino, quando davvero la circolazione è ridotta quasi a zero. Non è prevista nebbia, ma solo cielo parzialmente nuvoloso senza fenomeni di rilievo. Infatti a Milano città con 6°C il cielo si presenta appena velato con tanta foschia. Le strade sono deserte.

Raggiungo la zona dell’ippodromo e lì cominciano fitti banchi, come da tradizione lungo Via Diomede, poi tutto si dissolve all’altezza della montagnetta di San Siro e torna la foschia. Sarà solo l’avvisaglia di un viaggio da incubo. Imbocco l’autostrada A4, devo recarmi a Venezia. All’altezza di Trezzo d’Adda cominciano banchi di nebbia molto fitti che riducono la visibilità a zero, ma davvero a zero, come fossimo su una strada di campagna, non su una autostrada con tanto di cartelli, alberi e stelle di Natale che campeggiano ovunque, vista la presenza pressochè continua di fabbriche ed industrie che sfilano lungo il viaggio verso Bergamo.

Eppure non si vede nulla, nemmeno le uscite, nemmeno le insegne dell’autogrill a ponte finchè proprio non ci passi sotto. In strada ci sono pochissime macchine, ne conto 5 o 6, non di più. Il flusso veicolare insomma non è assolutamente in grado di creare quella sorta di effetto tunnel che solleva la nebbia e la sposta sui lati, concedendoti un minimo di visibilità. A Brescia, dove il giorno prima era caduta un po’ di pioggia, la nebbia diventa davvero ostile, impenetrabile, costringendoti a rallentare sin quasi a fermarti, cosa pericolosissima nella nebbia, perchè dai rallentamenti improvvisi nascono poi i tamponamenti a catena.

Inutile, vagamente suicida, azionare gli abbaglianti, che anzichè fendere la nebbia ne esaltano ancor più la densità. I rumori poi risultano attutiti e si rischia di perdere il senso dell’orientamento.

Si va per forza d’inerzia, concentrati, con il volante ben stretto, pronti a frenare, ma dolcemente. A Peschiera la nebbia cede, a Verona torna intensa, in banchi quasi lanciati, luce, buio, luce, ancora buio, ma cede bruscamente all’altezza di Sommacampagna, grazie ad un parziale aumento della nuvolosità in quota.

In 42 anni di vita raramente mi era capitato di trovare nebbie così dense per tanti km.
 

Autore : Alessio Grosso