00:00 8 Dicembre 2011

In viaggio verso le nevicate confinali e dentro il muro del foehn

Resoconto di una bella escursione con lo scopo di intercettare il muro del favonio durante una giornata in cui questo fenomeno è stato particolarmente visibile.

Ci siamo ritrovati nella primissima mattinata di mercoledì 7 dicembre 2011 a Genova all’imbocco dell’autostrada per fare un escursione sin sull’alta Valle d’Aosta, lo scopo principale è stato quello di intercettare il muro del Foehn.

In partenza la situazione lungo la costa genovese era decisamente tranquilla, la notte precedente era trascorsa sotto cieli sereni e l’umidità relativa che si era mantenuta piuttosto bassa, consentendo la formazione di brinate anche nelle località vallive cittadine a pochi chilometri dal mare. Lo sconfinamento del fronte caldo coadiuvato dall’anticiclone verso Francia e confini italiani comportava un parziale mutamento delle condizioni anche sulla Liguria con una rotazione dei venti dai quadranti meridionali e le prime nubi che subentravano sin dalla prima mattina addossandosi alla costa.

Partiamo in sordina prendendo l’autostrada A26 in direzione nord. Brinate estese anche nelle zone interne liguri, con campi bianchi e tetti spolverati anch’essi di brina. Giunti in val padana il cielo è completamente sereno ma, osservando attentamente l’angolo nord occidentale già si scorgevano le bande cirriformi del muro favonico.
Sula val padana l’aria era piuttosto secca paragonata alle nebbie estese e persistenti dell’ultimo periodo di novembre. Tuttavia la foschia testimoniava la presenza di una blanda inversione termica presente. La temperatura è stata compresa tra i 2 ed i 5 gradi per gran parte del percorso pianeggiante. Giunti nella zona di Ivrea il muro favonico è ben chiaro e stampato davanti ai nostri occhi.

Superiamo Ivrea e ci dirigiamo verso l’inizio della Valle d’Aosta, le condizioni mutano repentinamente! Superiamo la zona interessata dall’inversione termica, l’aria si fa limpida e priva di umidità, e la temperatura si impenna. All’inizio della Valle d’Aosta, nei pressi di Donnas, passiamo da 5 gradi a 14 gradi nel giro di pochi chilometri, con vento fortissimo soprattutto nei pressi dello sbocco della valle! Il cielo è scuro verso l’alta valle. Grazie ai venti forti il muro del Fohen trabocca diversi chilometri anche nel versante sud italiano.

Risalendo lungo la vallata incontriamo già pioggia ancor prima di arrivare ad Aosta, il cielo è plumbeo ed intense virga nevose avvolgono le montagne sopra i 1200 metri di quota, la temperatura comincia a calare. Arriviamo nell’alta valle poco prima di mezzogiorno e già si osserva l’aumento della temperatura in atto in quel momento. Gli alberi sono innevati al di sotto della quota effettiva in cui le virga nevose giravano in pioggia.

Usciti dall’autostrada a Morgex ci dirigiamo velocemente verso La Thuile, dunque sempre più vicini ai confini francesi, ormai a pochi chilometri, sotto una pioggia battente che si trasforma in neve gradualmente, prima di arrivare in paese. A La Thuile paese nevica moderatamente ma non fa affatto freddo, la temperatura è già al limite e la precipitazione è intermittente. Il tempo per un breve spuntino e ripartiamo nuovamente, saliamo sino a quota 1.600m, verso il piccolo S. Bernardo.

La temperatura scende di qualche grado e la neve si fa secca e farinosa. Gli alberi sono carichi di neve fresca e la strada è completamente bianca. Arrivati nel punto più alto raggiungibile in macchina (quota 1.650m), decidiamo di sostare per il resto del pomeriggio facendo una passeggiata in salita nei sentieri sotto la neve ed un paesaggio d’incanto. Ben consapevoli che in quel momento eravamo in uno dei pochi luoghi in Europa dove stesse nevicando a carattere di bufera.

 
Intorno ai 2.000m la precipitazione era costituita prevalentemente da fiocchi piccoli e medi. Mancando una vera perturbazione ma lavorando solo di sfondamento da stau presente nell’altro versante alpino, mancava il giusto apporto di aria umida anche a quote più alte, in grado di garantire almeno sul versante italiano, precipitazioni di maggiore intensità. Le precipitazioni maggiori infatti, erano concentrate sui versanti sopravvento nel lato francese ove non abbiamo osato avventurarci.
 
Una camminata in tutta tranquillità sotto la nevicata, il tempo sufficiente a scattare delle foto e prendersi una cioccolata calda dentro una baita aperta li vicino, godendosi la nevicata e l’accumulo che lentamente saliva coprendo tutto.
 
All’imbrunire decidiamo di tornare indietro ben consapevoli che l’intero viaggio sarà svolto al buio. Purtroppo al nostro ritorno l’aumento della temperatura era considerevole nonostante fossero passate solo poche ore. La neve secca e con accumulo resisteva solo in cima al piccolo San Bernardo, il tempo di fare qualche curva appena sotto e la situazione peggiorava drasticamente. Quota neve stimata sui 1600 metri in quanto al ritorno la neve era già stata sostituita in pioggia a La Thuile paese con la neve della mattinata già completamente fusa.
 
Al nostro ritorno la pioggia a tratti battente ci accompagna sino alla zona di Aosta, quando smette ed il termo auto segna un ragguardevole 14.5 serale, in piena zona secca favonica. Gli ultimi cirri del muro si dissolvevano allo sbocco della valle.

All’ingresso in val padana siamo pronti ad accogliere nuovamente l’inversione termica. La temperatura ha subito un incredibile salto da 14.5 sino a 4 gradi nel giro di 5-6 chilometri, entrati in una zona di aria più umida e meno limpida.

La temperatura oscilla tra i 2 ed i 6 gradi sino ai piedi dell’Appennino ligure, quando un debole vento di caduta provocato dalla ventilazione meridionale sulla costa, favorisce la formazione di venti di caduta temperati meridionali anche per le vallate appenniniche liguri, affacciate al versante padano. La temperatura risale sino a 10 gradi. Il ritorno a Genova sarà caratterizzato da nubi basse addossate ai rilievi, bava di vento da sud e temperatura sui 12 gradi.

Torniamo a casa soddisfatti per aver visto la neve anche in queste condizioni “proibitive”, ma in fondo un po’ delusi dall’andamento estremamente mite della stagione attuale, in cui la neve ha difficoltà a cadere anche nelle località alpine più note a tutti. 

Autore : William Demasi