00:00 25 Ottobre 2002

In viaggio verso la bufera di neve

Un episodio emozionante accaduto molti anni fa, qualche giorno prima della festività di S. Ambrogio

Era un tardo pomeriggio di molti anni fa e come ogni anno ci apprestavamo a partire per l’alta Valle d’Aosta per trascorrere le festività di S. Ambrogio (il patrono di Milano) e dell’Immacolata.
Era stata una giornata abbastanza soleggiata nel capoluogo lombardo ed ora nel cielo buio si intravvedeva qualche stella che a tratti spariva a causa del passaggio di banchi di nubi alte.

Poteva essere il segno dell’avvicinarsi di una perturbazione che forse si stava addossando alle Alpi: era la mia speranza, tanto più che nell’appuntamento televisivo della sera precedente di “che tempo fa” era stato previsto proprio un aumento delle nubi verso sera sull’arco alpino occidentale.

Come facevo spesso, accesi la radio per ascoltare “Onda Verde” e avere notizie sia sul traffico (mi importava poco), sia sulle condizioni meteorologiche sul territorio italiano (questo invece era di fondamentale importanza!).

A quei tempi ero ancora un ragazzino e purtroppo non esisteva Internet: spesso l’unica fonte di informazioni sulle condizioni meteorologiche erano gli scarni bollettini di Ondaverde trasmessi ogni ora.
Ecco più o meno quello che ascoltai prima di partire:”….da qualche ora forti nevicate ci vengono segnalate in Valle d’Aosta, particolari difficoltà di transito sulla statale 26 che conduce al traforo del M. Bianco. Da poco i TIR vengono bloccati all’autoporto di Aosta, il transito avviene solo con catene montate.”

I bagagli erano pronti, si trattava solo di caricarle in auto, per ultimo il gatto. Mio padre, come sempre prima di partire, mi chiese informazioni sul tempo: “dici che ci sarà nebbia durante il viaggio? Non starà mica nevicando in montagna?”
“No, niente nebbia e Ondaverde non ha segnalato nulla di particolare, tutto tranquillo, almeno per ora”.

Lo dissi senza che vedesse il mio viso, perché sulla mia bocca si stampò un sorriso beffardo, non potevo rischiare che se ne accorgesse.
“Bene, andiamo dritti dritti nella bufera…”, pensai eccitato. Il massimo per un appassionato di meteorologia, avrei pagato non so quanto per poter visionare questo film in prima fila. Ma non era un film. Era molto meglio.

Il viaggio iniziò in modo piacevole e il traffico non risultava particolarmente intenso. Ma il bello doveva ancora venire.
Seduto sul sedile posteriore, rimanevo col naso attaccato al finestrino a guardare il cielo per scorgere le prime avvisaglie del peggioramento che prima o poi ci avrebbe investito. E invece nulla sulla Milano-Torino, qualche banco di nubi, ma nulla, proprio nulla che facesse presagire la situazione descritta da Ondaverde. Che si fossero sbagliati? Forse hanno mandato in onda il bollettino di qualche settimana prima?

L’autostrada deviava poi verso la Valle d’Aosta ed ecco che intravvidi qualcosa. Proprio all’imbocco della Valle iniziavano a comparire le prime nubi basse lungo le montagne, il cielo si copriva anche di nubi alte e medie: ecco, è il segnale!
Purtroppo a quei tempi non esistevano automobili con il termometro che misura la temperatura esterna e dunque mi mancava questo dato fondamentale per capire dove stava nevicando e dove stava piovendo.

Ma ecco che, entrati in Valle d’Aosta, iniziò a piovere. Sì, pioggia, dobbiamo moderare la velocità, la visibilità si fa sempre più scarsa e a tratti compaiono anche dei banchi di nebbia piuttosto insidiosi, si tratta di nubi basse che sfiorano il suolo e l’autostrada.

Ricordo che mio padre disse: “speriamo che più in alto non nevichi, io ho i pneumatici da neve ma non tutti questi TIR che stiamo superando.”
Ora mi concentravo sul parabrezza, divenendo un “parabrezzofilo”, termine nato nel forum di Meteo Italia nel lontano 1998 per indicare chi d’inverno, durante una precipitazione, guarda in continuazione il parabrezza dell’auto per scorgere i primi segnali di trasformazione della pioggia in neve. Che non tardarono ad arrivare.

Circa 30 chilometri prima di Aosta iniziavano a schiantarsi sul parabrezza fiocchi di neve marcia con un rumore per me soave ed estremamente piacevole. Ad Aosta però il rumore cessava del tutto.
Sì, perché la neve cadeva fitta e il paesaggio si era ormai trasformato: oltre 10cm di neve ricoprivano ogni cosa, prati, alberi, tetti delle case, e nell’ultimo tratto dell’ autostrada la corsia di sorpasso era rivestita di un sottile strato di neve bagnata e sporca di terra, sabbia e sale.
Usciti dall’autostrada ad Aosta (ai tempi terminava lì), la Statale si apriva innanzi a noi praticamente innevata. La polizia stradale fermava tutti i TIR all’autoporto di Aosta, in modo da evitare che intasassero la Statale che conduceva il traforo del M. Bianco. Ma intanto molti di loro erano già passati qualche ora fa e noi non potevamo saperlo.

La Statale ora iniziava a salire dolcemente verso Courmayeur. Molte auto erano ferme ai lati della strada a montare le catene, la nostra auto per ora proseguiva senza particolari problemi, seppure a velocità ridotta a 40-50km/h.
Il paesaggio notturno era fiabesco, alberi carichi di neve, che qui ora raggiungeva i 30cm, visibilità ridotta a causa dei fitti fiocchi di neve che cadevano, era bello viaggiare così, nel buio, fra la neve e il gelo.

Ma ad un tratto, appena dopo una curva, una brusca frenata, doppie frecce accese, siamo fermi. Davanti a noi una, due, dieci, no, mille auto e molte decine di TIR, almeno fin dove poteva arrivare lo sguardo.
Era una coda interminabile e immobile. La neve continuava a cadere, fitta, persistente.

Ci trovavamo ora in una zona sperduta, lontani dai centri abitati e i telefonini non erano ancora stati inventati.
Mio padre disse: “la prossima volta sarà meglio non ascoltare più Ondaverde”. Ed io sorridevo beffardamente senza dire nulla, felice e in estasi, anche se ora ero un po’ preoccupato, poiché le auto davanti a noi non ripartivano.

Passarono dieci minuti, poi trenta, poi un’ora, ma noi non avevamo percorso neppure un metro, tutti fermi, bloccati nella notte buia in mezzo alla bufera, a 800m di quota. La Statale era completamente innevata, la neve sulla carreggiata raggiungeva a tratti i 15-20 cm, i campi erano ricoperti da più di 40cm di manto bianco.
E ora cosa potevamo fare?

Ad un tratto nell’altra corsia vediamo sopraggiungere una macchina della Polizia Stradale. Non si ferma, prosegue, dove andrà?
Ma allora la corsia opposta è probabilmente libera! Proviamo a superare la colonna, rientrando nella nostra corsia durante l’incontro con le rarissime auto che scendevano. Ad un tratto una decina di TIR fermi, alcuni di traverso sulla carreggiata, ma riusciamo a passarli, fino a che….la Statale è completamente libera, innevata ma deserta.

Il giorno successivo abbiamo saputo che moltissimi automobilisti e autisti di TIR passarono tutta la notte fermi in coda e furono liberati solo alle prime luci dell’alba, quando la nevicata cessò.
Nel corso della mattinata uscì il sole: il contrasto fra il blu profondo del cielo e il biancore luccicante della neve fresca appena caduta era qualcosa di meraviglioso.
Non dimenticherò mai questo viaggio.
Autore : Maurizio Corbella (Direttore Responsabile MeteoLive)