00:00 22 Maggio 2018

Ve lo ricordate? Il tornado a Venezia il 10 giugno del 2012 e i precedenti storici…

Anche nel passato il basso Veneto fu colpito da tornado di eccezionale violenza.

Venezia, 12 giugno 2012: Una dozzina le case scoperchiate a Sant’Erasmo, molti alberi sradicati e alle imbarcazioni devastate, 15 bambini impauriti tratti in salvo all’interno di un container, abbattuti numerosi pini marittimi e un platano caduto sul muro di cinta dello stadio Penzo. Questo il bilancio del tornado che ha colpito Venezia, sviluppatosi in seno ad una supercella temporalesca che, dopo aver interessato gran parte del litorale veneziano, compresa Eraclea e Caorle, ha graziato altre famose località ormai invase dai turisti come Jesolo e Bibione.

Subito la mente è andata ad uno dei più brutti tornado che abbiano colpito il nostro Paese, quello dell’11 settembre 1970, un F4, che si formò sui colli Euganei, nel Padovano e arrivò sino alle porte di Jesolo, provocando 36 vittime.

A Venezia il Patriarca era nientemeno che Albino Luciani e molti lo ricordano sui luoghi della tragedia fortemente addolorato. Ecco la sequenza del passaggio di quel tremendo bestione:

La Tromba d’aria si forma sui colli Euganei, fra Teolo e Revolon, e zigzando investe Padova, Albignasego, Ponte S. Nicolò, Abano e Selvazzano, provocando danni per 2,5 Miliardi e un morto.

21:15 Il vortice arriva in Provincia di Venezia entrando dalla zona di Vigonovo e colpendo Tombelle, Calta e Fossò: 10 case sono distrutte, 30 scoperchiate e cinque persone vengono ferite.

21:20 Giunto a Camponogara il Ciclone rende inabitabili 25 case, ne scoperchia 120 e provoca quattro feriti.

21:25 Dogaletto e Giare di Mira: 25 abitazioni inagibili, 90 danneggiate, nove feriti.

21:27 Fusina: Camping "Fusina" completamente raso al suolo, 7 bungalow distrutti 30 tende all’aria, 2000 alberi abbattuti, 7 tralicci tranciati. 1 morto e 14 feriti.

21:32 Il Turbine raggiunge l’isola delle Grazie colpendo l’Ospedale delle Grazie: partono le tegole dei tetti, cedono le facciate di alcuni edifici, l’intera balaustra sulla laguna viene disintegrata danni superiori a 150 milioni. 

21.36 Il ciclone si abbatte sul motoscafo 130 affondandolo in pochi secondi: si conteranno 21 morti.

21:37 La tempesta arriva a S. Elena. I pioppi della pineta cedono uno dopo l’altro alla forza degli elementi, grosse piante vengono sradicate e un uomo muore investito da una di esse, 2 case vengono scoperchiate, 20 subiscono forti danni, bar e negozi sono devastati. Cedono le mura del Collegio Navale Morosini e delle Stadio Luigi Penzo, le cui gradinate sono scardinate e portate al di là del canale come un fascio d’erba.Numerose imbarcazioni vengono rese inservibili.

21:40 Il tornado arriva a S. Nicolò del Lido, ancora alberi sradicati, tetti di case danneggiati, un aereo del Nicelli è capovolto; un altro è stato trovato un centinaio di metri dal posto dove era stato lasciato dai proprietari.

21:41 Punta Sabbioni: oltre 50 case sinistrate.

21:42 Ca’ Savio: Devastato il Camping Ca’ Savio dove si trovavano circa 300 persone:80 tende distrutte, 57 bungalow rasi al suolo, 40 automobili fuori uso.Si conteranno 12 morti e 141 feriti.
  
In tutta la provincia di Padova il tornado provocò 1 morto e 30 feriti, lo scoperchiamento di 120 case e la semidistruzione di 30 aziende industriali ed artigiane: nel complesso i danni ammontarono ad oltre 2,5 miliardi (cifre dell’epoca).

Un altro evento passato nel dimenticatoio ha colpito queste zone: il tornado di Bibione il 21 luglio del 1997.  
Ecco le cronache dell’epoca tratte da Repubblica:
Erano quasi le 2.30 del mattino quando la tenue brezza che rinfresca la notte di uno dei centri turistici più frequentati del Veneziano si è trasformata in un uragano con raffiche di vento e grandine sempre più tese e forti. Sono bastati pochi secondi perché una tranquilla notte d’ estate si trasformasse in incubo per migliaia di persone: una tromba d’ aria ha spazzato la costa.
 
Pochi minuti di terrore e poi una calma innaturale è scesa su Bibione. Il turbine si è allontanato prendendo la strada del mare e non è restato da fare altro che l’ inventario dei danni. Particolarmente colpita la zona portuale dove decine di barche da diporto sono state letteralmente sollevate dalla furia del vento per schiantarsi l’una sull’ altra contro moli e frangiflutti se non additrittura venir trascinate sino a terra.

Circa cinquanta persone sono rimaste ferite, molte si trovavano proprio sulle imbarcazioni o nei campeggi disseminati sulla spiaggia: la gran parte è stata colpita mentre cercava un riparo da quanto il vento si stava trascinando dietro: tegole, insegne, rami spezzati…

Fortunatamente, se la sono cavata con una gran paura e qualche escoriazione. Peggio è andata a un turista autriaco, Herman Eder di 52 anni: ai primi accenni della tempesta ha guadagnato il ponte della barca dove moglie e figlia stavano riposando; forse voleva rinforzare gli ormeggi ma una raffica l’ ha sbalzato sino al molo. Ora è ricoverato nel reparto rianimazione dell’ ospedale di Mestre per un forte trauma toracico e si teme per la sua vita. Il caso di Eder è certo il più grave, ma altre persone ieri notte se la sono vista molto brutta. Soprattutto al porto dove sono state ferite altre due persone ora ricoverate con prognosi di quaranta giorni. La meccanica degli incidenti dei quali sono restati vittime è la stessa di quella di Eder.

Il quarto ferito grave è, infatti un quarantacinquenne che cercava di abbandonare la propria roulotte nel campeggio "Lido". Ancora una raffica, ancora una caduta disastrosa e la lussazione di un’ anca. Ne avrà per qualche settimana. Sotto l’ occhio delle telecamere i campeggiatori accampati in prossimità dell’ area residenziale del "Pino", una delle più colpite, non nascondono la propria emozione nel ricordo di quei terribili minuti: "Abbiamo cercato rifugio nei bagni, fra le mura del ristorante. Ci volava tutto intorno". Tanti cerotti, tanti punti applicati in fretta, tanta paura. E tanti danni. All’ alba, quando polizia, carabinieri, vigili del fuoco hanno stilato il rapporto di questa notte da incubo erano già segnalati 250 veicoli danneggiati, un migliaio di alberi sradicati, una trentina di abitazioni e negozi danneggiati ed alcuni fabbricati scoperchiati.

Nella zona del porto scoperchiate anche la caserma della Guardia di finanza e un cantiere per il ricovero delle barche. Molto colpita anche la zona del residence "Il Pino", dove la furia del vento ha sradicato moltissimi alberi che si sono abbattuti sui fabbricati e sulle vetture in sosta. Lambito in parte anche il vicino campeggio, dove sono state danneggiate alcune roulotte. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, la polizia, i carabinieri, la guardia di finanza e i volontari della protezione civile: 300-350 uomini in tutto per affrontare quella che, si temeva, potesse trasformarsi in una tragedia. E molto ha rischiato una famiglia che in quel porticciolo dove le barche "volavano" ha resistito per quasi un’ ora nella cabina di un "veliero" rovesciato dalla tromba d’ aria.

 

Autore : Report di Alessio Grosso