00:00 20 Dicembre 2012

Spielberg nel futuro del clima con “intelligenza artificiale”

Rivisitiamo A.I intelligenza artificiale, uno dei film capolavoro di Spielberg.

David è un mecca-robot ed è anche l’unico robot bambino con sentimenti umani che l’uomo abbia prodotto per soddisfare le sue esigenze affettive. In realtà si tratta della punta di diamante di un vasto programma che Spielberg immagina più o meno tra qualche decina d’anni per contrastare l’effetto serra nel suo film "AI: intelligenza artificiale", in cui ci viene raccontato di una temperatura della Terra sensibilmente aumentata, oceani che sommergono città, genere umano in pericolo. Ecco allora venir in soccorso dell’uomo i robot, che non mangiano, non emettono anidride carbonica, non hanno bisogno di scaldarsi, soddisfano ogni nostro desiderio.

In più una legge severissima sul controllo delle nascite punta a scongiurare una ulteriore esplosione demografica. I mecca-robot sono nella mente di Spielberg, sceneggiatore e regista, dei super-giocattoli utili a farci risparmiare energia, costantemente aggiornati con nuove tecnologie. Esiste anche una discarica dove eliminare i "pezzi vecchi".

Il problema è che queste povere macchine, simili in tutto e per tutto all’uomo, diventano un business anche quando non servono più, prelelvati e trasportati nelle Arene del futuro, le "fiere della carne", vengono sottoposte alle torture più umilianti per il divertimento degli "orga", cioè la gente vera. La costruzione di un mecca-robot bambino è un ulteriore passo avanti della società leader nella costruzione di questi esseri artificiali. David, il prototipo, viene affidato ad una famiglia che ha un bambino in coma da diversi anni.

La madre è ormai caduta in una profonda depressione dalla quale David la risolleverà. Colpo di scena però: Martin, il figlioletto in coma si risveglia ed è subito geloso del fratellastro robot. Cerca dunque in tutti i modi di metterlo in cattiva luce agli occhi dei suoi genitori. In seguito ad un incidente in piscina provocato inconsciamente da David, in cui Martin rischia di nuovo la vita, David viene abbandonato in discarica dalla madre adottiva nel corso di una fase del film intensa e struggente. Il resto del lungometraggio David lo impiegherà alla disperata ricerca della madre perduta.
 

Sperando di essere trasformato in un bambino vero dalla Fata Turchina come era accaduto a Pinocchio nella favola che gli aveva letto a suo tempo la mamma, vaga alla ricerca di questo personaggio in una Manhattan semi-sommersa dalle acque ma ancora con le Twin-Towers in piedi. Con l’anfibicottero si cala nelle acque dell’oceano e ritrova in un luna-park sommerso proprio la statua della fata turchina. La implora invano di trasformarlo in un bambino vero e David rimane lì in perenne attesa per 2000 anni.

Nel frattempo il clima della Terra cambia in modo clamoroso: Spielberg sposa l’idea di una glaciazione tremenda con l’estinzione del genere umano. Là sotto David resiste mezzo congelato con la sua statua. Al termine della glaciazione arrivano i venusiani o chi per essi e scoprono che David è l’unico esemplare ancora conservato in buono stato e apparentemente vivente del genere umano, sia pure robotizzato. Decidono di accontentarlo, gli leggono nel pensiero, ricostruiscono la sua vita e lo riportano a casa. Manca però la mamma.

Niente paura, attraverso una ciocca di capelli che David le aveva tagliato di notte su richiesta del perfido Martin, i venusiani ricostruiscono il suo DNA e la riportano alla vita per un giorno per la gioia del suo bambino artificiale. Come? Un giorno solo? Che volete, anche i venusiani hanno dei limiti… Un epilogo indimenticabile che ci fa riflettere molto anche sul clima e sulle catastrofiche previsioni lanciate dai serristi.

Autore : Alessio Grosso