00:00 5 Maggio 2014

Il cielo curioso: quando i cumuli vanno in “fibrillazione”

Le meraviglie del cielo non finiscono mai di stupire. Questo fenomeno, pur non molto evidente e di durata davvero minima, rappresenta un momento cruciale nello sviluppo di una nube temporalesca

La Natura dà spettacolo. Quando i cieli primaverili o estivi iniziano ad essere solcati da flussi di aria instabile, lo sviluppo di coreografiche formazioni nuvolose cumuliformi ci offe le più disparate occasioni per ammirare e comprendere agevolmente sul campo i segreti delle nuvole racchiusi nelle fredde e severe leggi della termodinamica.

 

Un occhio attento, allenato e appassionato diventa allora in grado di discernere anche quei fenomeni che si sviluppano dietro alle quinte ma che sono determinanti nel supportare la logica di sviluppo di una determinata situazione. Uno di questi è sicuramente quello della "fibrillazione" di una nube cumuliforme. Di cosa si tratta? Facciamo un passo indietro.

Durante la formazione di queste nubi l’aria calda e umida raccolta dal suolo attraverso il distacco delle termiche, si solleva e condensa sprigionando il calore latente di condensazione che le permette una ulteriore risalita. In condizioni di aria instabile (ad esempio durante l’afflusso di aria fredda o secca in alta quota) la nostra nube è libera di svilupparsi fino ad altitudini molto elevate grazie alla spinta di galleggiamento. Durante la risalita le goccioline della nube incontrano prima o poi aria a temperatura sotto lo zero.
Nonostante questo esse non solidificano subito in cristalli di ghiaccio ma rimangono allo stato liquido pur in ambiente sotto zero, almeno fintantochè non intervengano sollecitazioni esterne oppure finchè, raggiunte quote molto elevate, la temperatura non scenda molti gradi al di sotto dello zero. Il fenomeno è noto come "sopraffusione".

A questo punto, poco prima che la sommità del nostro cumulo ghiacci, esso assume la classificazione di congesto e in prossimità di esso si possono verificare proiezioni di brandelli fibrosi di nube ancora allo stato sopraffuso verso l’esterno. Si tratta della "fibrillazione". In sostanza potremo notare per pochi secondi una ciocca di vapore staccarsi dalle parti superiori della massa nuvolosa. A cosa è dovuto il fenomeno? La spinta verso l’esterno è provocata dall’imminente passaggio di stato delle goccioline contenute nella sommità della nube. Il ghiacciamento provoca infatti la liberazione di notevoli quantità di calore latente di solidificazione il che si manifesta come la fumata emessa dallo scoppio di un petardo. Da questo momento la nostra nube diventa un vero e proprio cumulonembo e la diversa distribuzione tra goccioline (nella perte bassa della nube) e cristalli di ghiaccio (nella perte alta) determina differenza di potenziale elettrico all’interno di esso. Scocca allora il primo fulmine. Parte il temporale.

Autore : Luca Angelini