00:00 5 Aprile 2018

CULT! Mauro Corona: “una volta quando si tagliava un albero ci si faceva un segno di croce”

Alpinista, scrittore, scultore, uomo saggio, personaggio pubblico. Ha molto da dire, si fa ascoltare e si legge con piacere.

MeteoLive ha già acceso i riflettori su Mauro Corona, che da sempre racconta la dura ma sana vita di montagna e già da diverso tempo si è messo a fare il grande saggio, avvicinando intanto molta gente alla lettura attraverso i suoi romanzi "di pancia" e soprattutto aprendo la mente alla riflessione sulla natura, sulla sacralità, sul mondo…storto in cui viviamo e su cosa si potrebbe fare per stare un po’ meglio.

Rivisitiamo allora alcune sue dichiarazioni a partire dalla crisi: "quando l’acqua tocca il culo si impara a nuotare, diceva mia nonna, ben venga la crisi se ci aiuta a fare un passo indietro, si rinuncerà alle scarpe firmate e torneremo a fare l’orto".

E sull’ecologia: "lo stile di vita ecologico è togliere il superfluo e vivere in maniera naturale, per cui bisogna mangiare quando si ha fame, non perchè dicono che bisogna consumare tre pasti al giorno".

Aggiunge anche: "Perchè la gente se ne frega dell’ecologia? Perchè ha capito che la vita è breve e anche dolorosissima, per cui c’è un nichilismo imperante, c’è una mancanza di fede, uno dice, morto io, chi se ne frega di te? Per questo non ci sarà mai la vera ecologia".

Qui punge: "questa ventata di ecologia è solo per riempire pagine di giornali, vedrete che non cambierà nulla, solo la fame rende l’uomo ecologico".

La speranza rimane: "ogni mattina abbiamo un’occasione per cambiare, si riparte ogni mattina a partire da quello che resta, al bambino però non si deve insegnare che la cosa più importante è il denaro, ma il tempo libero, la tranquillità".

Il ritorno all’agricoltura: "nelle scuole bisogna insegnare a fare l’orto, non solo l’informatica, ad andare a camminare in mezzo alla natura".

Sulla sacralità che si è persa in montagna: "una volta c’era una fede indotta dal terrore, che è durata fino agli anni 60, poi è venuta meno perchè è intervenuto il denaro. Il sacro non funziona più perchè c’è meno miseria, un tempo prima di tagliare gli alberi o di ammazzare un camoscio si facevano un segno di croce, una preghiera, era un omaggio alla bestia caduta, a Dio che ti faceva andare avanti. C’era il culto dei morti, il giorno dei morti questi uscivano dalle tombe e visitavano le famiglie mettendosi sotto le panche e i ragazzini tiravan su le gambe dalla paura. C’era insomma una medievale cultura del sacro dettata dal terrore del vivere, una sacralità di comodo, che è venuta meno perchè la gente ha capito che forse non c’è nulla, o se c’è è maldestro. Eppure questa sacralità teneva uniti. E se oggi c’è un calo di fede, è perchè la gente ragiona e non siamo più bombardati da tabù; si è raffreddato tutto. Lo diceva Dostojevsky: senza Dio tutto è possibile".

Critica agli alpinisti: "si è raffreddato tutto, anche la montagna dove è sacra? Gli alpinisti mica vanno su per il sacro, qui avete un esempio di chi si è venduto l’immagine, cioè io. Arriva prima la telecamera di loro. Non spacciamo le imprese per un moto dell’anima. Vai a scalare? Bene, stai zitto. Chi se ne frega se ti sei fatto 14 8000. Tienilo per te".

Ancora sull’orto: "stiamo perdendo la sacralità delle mani, il corpo per vivere ha bisogno di mangiare, torneremo al lavoro nei campi per necessità, solo l’estremo bisogno fa tornare indietro".
 
La sacralità del camminare nel bosco: "io non sono uno che piange per un’enrosadira o un tramonto, ma camminare nei boschi d’autunno mi emoziona, mi hanno stufato le mogli, le amanti, gli amici, alcuni dei quali non lo erano, ma camminare nei boschi è come lo facessi la prima volta, mi sento protetto, è come un abbraccio, quella della mamma che non ho avuto, questo per me è il sacro: stare bene, rilassato, nel bosco ci riesco". 

Autore : Alessio Grosso