00:00 6 Maggio 2014

“Nell’osteria di Bueriis giocavano a briscola…”Quella sera del 6 maggio 1976 in Friuli

Storie del terremoto.

Ricorre oggi il 38° anniversario del terremoto in Friuli Venezia Giulia. Dalle 21.06 del 6 maggio 1976 a nord di Udine c’è stata la guerra. Sono state quasi mille le vittime di quel tremendo terremoto, 18.000 le case distrutte e oltre 45.000 i senza tetto. I vivi sono tornati rapidamente nelle loro case grazie ad un’opera di ricostruzione rapida ed efficace. 

I morti sopravvivono nella memoria dei vivi, che non cancelleranno però mai dalla loro mente quelle immagini di distruzione e quei giorni di grande paura e dolore. (Nelle foto qui sotto Gemona prima e dopo la tragedia, postate da Gianluca di Udine).

Vi proponiamo anche un documento agghiacciante che ripercorre gli attimi tremendi della scossa raccolti su un disco e le prime drammatiche testimonianze. 

A colpire è soprattutto il ricordo dei secondi che precedettero il momento della scossa: c’erano quelli che giocavano a briscola, chi si godeva un momento di svago, chi lavorava, chi rimproverava il cane che abbaiava inspiegabilmente.

Ed è proprio quello il mio ricordo più nitido di quei tempi. Ero bambino. Avevo i nonni nel Pordenonese, nelle vicinanze di Sesto al Reghena (PN). Ricordo che eravamo stati da loro in visita per qualche giorno e partimmo per MIlano proprio verso sera, subito dopo cena, saranno state le 20 e qualche minuto, perchè in Friuli si mangia presto in campagna.

Ricordo che il cane dei nonni e quello dei vicini abbaiavano terribilmente e non solo perchè erano suonate come sempre le campane del paese, ma perchè forse fiutavano qualcosa, ricordo la frase di mio nonno: "questo caldo dà alla testa anche alle bestie". Rammento che nel percorso verso l’autostrada ne sentimmo e vedemmo molti altri abbaiare fuori dai casolari, una cosa mai più vista in vita mia.

Quando ci fu la scossa eravamo a San Donà di Piave e mio padre ebbe la netta sensazione che la macchina stesse sbandando, si fermò e si udì come un borbottio continuo della terra, la macchina continuò ad oscillare per un po’, poi più nulla.


Non realizzammo però che la scossa fosse stata tanto violenta e soprattutto che avesse avuto l’epicentro proprio in Friuli. Lo scoprimmo solo a tarda sera e fino all’indomani non riuscimmo a contattare i nonni, con grande e reciproca apprensione. La loro casa aveva subito danni (ci sono ancora, i danni, loro no) ma non era crollata. Non avevano però avuto il coraggio di rientrare quella notte, anche se il telefono seguitava a squillare.

Il racconto più drammatico me lo fece personalmente un cugino di mio padre, coltivatore diretto, nell’estate successiva: "scendevo da Gemona con il camion per portare delle mucche a Casarsa, ad un certo punto la strada davanti a me si è aperta, e ho visto un casolare di campagna sbriciolarsi nel campo vicino, ho frenato un attimo prima di cadere nella voragine che si era aperta".

In quel racconto per me c’è tutta la tragedia del Friuli.

 

Autore : Alessio Grosso