Foto molto belle, speriamo che il gelo continentale torni a farci visita anche la prossima stagione, magari anche prima della fase finale dell'inverno in modo da poterci godere ancora giornate con questi paesaggi di stampo nordico e le atmosfere ovattate che solo la neve ci sa regalare.geloneve ha scritto:Dopo la temperatura minima di -11,4°c registrata il 28/02/18 e gli 8,0 cm di neve caduti in data 26-27/02/18 a causa di un irruzione d'aria artico-continentale, il 01/03/18 si è avuta una fantastica nevicata da scorrimento con temperatura compresa tra i -0,7°c ed i -2,3°c (ma praticamente sempre sotto ai -1,9°c), con neve farinosissima e ghiaccio presente ovunque.
La nevicata è iniziata attorno alle 2-3 di notte ed è proseguita sino alle 19:00 circa, con fiocchi medio-piccoli ed intensità moderata, ad esclusione di 2 eventi con nevicata forte e fiocchi grandi.
Attorno alle 10:15 si è avuto un repentino ma momentaneo aumento termico a causa della Bora che stava entrando, portando la temperatura a salire sino a -0,7°c (a circa 10 km a NE da casa mia, la temperatura era salita sopra zero): ma, dalle 10:30, il CAD è entrato prepotente a far crollare la temperatura sotto ai -2,0°c (quanto è fantastica la meteorologia!).
Il paesaggio era veramente siberiano, con vento che provocava, grazie anche alla farinosità della neve, scaccianeve basso e con accumuli molto diversificati, dai 2 cm ai 30 cm ma con un accumulio medio di 15,0 cm nelle aree protette dal vento.
Veramente fantastica la qualità della neve e del ghiaccio presenti, specie considerando che eravamo a marzo.
Da metà serata, come era inevitabile, arrivo del gelicidio a causa dell'arrivo dell'aria mite in quota.
Tutte le foto le ho scattate a mano libera tra Faenza, Forlì e attorno a casa (San Biagio, quelle in campagna).
Tutto il Burian minuto per minuto
Moderatori: erboss, jackfrost, MeteoLive
-
- Messaggi: 1184
- Iscritto il: lun gen 02, 2017 2:46 pm
- Località: SAVIGNANO SUL RUBICONE
-
- Messaggi: 2342
- Iscritto il: dom feb 12, 2012 7:21 pm
- Località: COLBERTALDO TV
- giulys
- Forumista senior
- Messaggi: 8085
- Iscritto il: gio gen 01, 1970 1:00 am
- Località: Torino - Lucento
Per chiudere con questo post, in attesa dela molto probabile ondata di freddo della prossima settimana, sicuramente meno intensa di questa ed a conferma che si è trattato di una forte ondata di freddo, ecco un estratto di un articolo su sito meteo, specializzatissimo per il N-O
Freddo anomalo e tardivo,
talora eccezionale per fine inverno
1) Temperature giornaliere
L'avvezione fredda ha toccato l'apice martedì 27 febbraio alle quote di montagna, mentre sulle pianure e nei fondovalle le temperature più basse si sono registrate generalmente all'alba di mercoledì 28.
Tuttavia, quanto meno al Nord Italia, non si è osservata la formazione di un evidente strato di inversione termica al suolo, a differenza di quanto solitamente avviene, probabilmente anche a causa della parziale nuvolosità notturna e dell'assenza di un esteso manto nevoso (che invece caratterizzò l'episodio gelido del febbraio 2012).
Dunque in generale, con l'eccezione delle depressioni innevate (in località come Asiago, o Pavullo, nel Modenese), le temperature minime sono state via via meno fredde procedendo dall'alta montagna alle pianure (fatto che a prima vista può sembrare ovvio, ma d'inverno con le tipiche inversioni termiche non è così).
Molte stazioni sopra i 1500-2000 m sulle Alpi hanno registrato le temperature minime più basse per qualunque mese dell'anno degli ultimi tre decenni, sotto media di 8-12 °C (superando anche i casi del febbraio 1991, dicembre 1996, marzo 2005 e febbraio 2012), o comunque del periodo successivo al gran freddo del gennaio 1987; a bassa quota i record assoluti sono invece rimasti imbattuti, ma qualche località (Ferrara, Pontremoli) ha rilevato nuovi primati termici per la fine di febbraio.
Ecco alcuni valori tra i più significativi:
-36,6 °C sul Monte Bianco (Colle Major, 4750 m);
-36,0 °C alla Capanna R. Margherita (Monte Rosa, 4554 m), nel febbraio 1929 si misurarono però -41 °C;
-29,9 °C alla Marmolada-Punta Rocca (Dolomiti, 3250 m);
-29,7 °C a Formazza-Pian dei Camosci (Ossola, 2453 m), minimo assoluto nella serie ARPA Piemonte dal 1988;
-28,8 °C al Plateau Rosa (Cervinia, 3488 m), ma record assoluto di -34,6 °C il 6 marzo 1971;
-25,8 °C al Rifugio Gastaldi (Valli di Lanzo, 2659 m), minimo assoluto nella serie ARPA Piemonte dal 1988;
-25,2 °C al valico di Fusine (prov. Udine, 850 m);
-21,7 °C a Sestriere (Val Susa, 2020 m), minimo assoluto nella serie ARPA Piemonte dal 1996;
-21,1 °C a Pavullo sul Frignano (Appennino Modenese, 695 m);
-20,4 °C ad Asiago (Prealpi venete, 1010 m), dove però si scese a -22,8 °C il 20 dicembre 2009;
-16,8 °C a Bardonecchia (Val Susa, 1353 m), confrontabili con i -16,0 °C del 2 marzo 2005 (record assoluto di -19,8 °C il 26 gennaio 2005, nella serie dal 1991);
-11,5 °C a Fossano (pianura cuneese, 403 m);
-10,3 °C a Buonconvento (prov. Siena, 188 m);
-9,6 °C a Pontremoli (prov. MS, 251 m), nuovo primato per la terza decade di febbraio dal 1929;
-9,2 °C a Ferrara-San Luca (10 m), valore che, nella serie dal 1951, non si era mai rilevato più tardi del 17 febbraio (-10,0 °C nel 1956);
-6,2 °C a Roma-Ciampino (129 m), ma il 2 marzo 1963 si toccarono i -6,5 °C;
-1,1 °C a Brindisi (15 m), ma l'11 marzo 1956 si toccarono i -4,2 °C;
-0,1 °C a Sanremo.
Freddo anomalo e tardivo,
talora eccezionale per fine inverno
1) Temperature giornaliere
L'avvezione fredda ha toccato l'apice martedì 27 febbraio alle quote di montagna, mentre sulle pianure e nei fondovalle le temperature più basse si sono registrate generalmente all'alba di mercoledì 28.
Tuttavia, quanto meno al Nord Italia, non si è osservata la formazione di un evidente strato di inversione termica al suolo, a differenza di quanto solitamente avviene, probabilmente anche a causa della parziale nuvolosità notturna e dell'assenza di un esteso manto nevoso (che invece caratterizzò l'episodio gelido del febbraio 2012).
Dunque in generale, con l'eccezione delle depressioni innevate (in località come Asiago, o Pavullo, nel Modenese), le temperature minime sono state via via meno fredde procedendo dall'alta montagna alle pianure (fatto che a prima vista può sembrare ovvio, ma d'inverno con le tipiche inversioni termiche non è così).
Molte stazioni sopra i 1500-2000 m sulle Alpi hanno registrato le temperature minime più basse per qualunque mese dell'anno degli ultimi tre decenni, sotto media di 8-12 °C (superando anche i casi del febbraio 1991, dicembre 1996, marzo 2005 e febbraio 2012), o comunque del periodo successivo al gran freddo del gennaio 1987; a bassa quota i record assoluti sono invece rimasti imbattuti, ma qualche località (Ferrara, Pontremoli) ha rilevato nuovi primati termici per la fine di febbraio.
Ecco alcuni valori tra i più significativi:
-36,6 °C sul Monte Bianco (Colle Major, 4750 m);
-36,0 °C alla Capanna R. Margherita (Monte Rosa, 4554 m), nel febbraio 1929 si misurarono però -41 °C;
-29,9 °C alla Marmolada-Punta Rocca (Dolomiti, 3250 m);
-29,7 °C a Formazza-Pian dei Camosci (Ossola, 2453 m), minimo assoluto nella serie ARPA Piemonte dal 1988;
-28,8 °C al Plateau Rosa (Cervinia, 3488 m), ma record assoluto di -34,6 °C il 6 marzo 1971;
-25,8 °C al Rifugio Gastaldi (Valli di Lanzo, 2659 m), minimo assoluto nella serie ARPA Piemonte dal 1988;
-25,2 °C al valico di Fusine (prov. Udine, 850 m);
-21,7 °C a Sestriere (Val Susa, 2020 m), minimo assoluto nella serie ARPA Piemonte dal 1996;
-21,1 °C a Pavullo sul Frignano (Appennino Modenese, 695 m);
-20,4 °C ad Asiago (Prealpi venete, 1010 m), dove però si scese a -22,8 °C il 20 dicembre 2009;
-16,8 °C a Bardonecchia (Val Susa, 1353 m), confrontabili con i -16,0 °C del 2 marzo 2005 (record assoluto di -19,8 °C il 26 gennaio 2005, nella serie dal 1991);
-11,5 °C a Fossano (pianura cuneese, 403 m);
-10,3 °C a Buonconvento (prov. Siena, 188 m);
-9,6 °C a Pontremoli (prov. MS, 251 m), nuovo primato per la terza decade di febbraio dal 1929;
-9,2 °C a Ferrara-San Luca (10 m), valore che, nella serie dal 1951, non si era mai rilevato più tardi del 17 febbraio (-10,0 °C nel 1956);
-6,2 °C a Roma-Ciampino (129 m), ma il 2 marzo 1963 si toccarono i -6,5 °C;
-1,1 °C a Brindisi (15 m), ma l'11 marzo 1956 si toccarono i -4,2 °C;
-0,1 °C a Sanremo.
-
- Forumista senior
- Messaggi: 7511
- Iscritto il: mer gen 09, 2013 6:33 pm
- Località: CAMPO NELL'ELBA
-
- Forumista senior
- Messaggi: 7511
- Iscritto il: mer gen 09, 2013 6:33 pm
- Località: CAMPO NELL'ELBA
- Darkangel
- Forumista senior
- Messaggi: 5277
- Iscritto il: sab feb 16, 2008 9:03 am
- Località: CornelianoCN205slm/NICE06
L “BURIAN”, UN VENTO UTILIZZATO SOLO PER FARE DEL SENSAZIONALISMO.
«Arriva il burian, il vento siberiano». Nelle ultime due settimane è stato lui il grande protagonista dell’informazione meteorologica italiana ed è stato sempre lui a condizionare le notizie sul tempo che sono andate e che continuano ad andare per la maggiore, cioè quelle che poi sono le più cliccate, le più lette e le più condivise attraverso tutti i canali mediatici e i social. Peccato, però, che il termine non sia corretto perché va scritto senza “i”: si chiama “buran” e non “burian”. In secondo luogo, l’utilizzo inappropriato del termine è giustificato dal fatto che non è corretto estrarre dal proprio contesto geografico-atmosferico un fenomeno prettamente siberiano (e quindi asiatico) per trasportarlo in Italia, cioè a oltre 7000 km di distanza, e utilizzarlo per fini previsionali. Sarebbe un po’ come dire che l’atmosfera – che ricordiamo essere un sistema complesso e caotico – si convertisse alla linearità permettendo a un vento di percorrere tranquillamente questa ampia distanza senza incorrere in alcuna alterazione o modifica delle sue caratteristiche fisiche: in pratica, il flusso da est-nordest giungerebbe fin sulla nostra penisola come se fosse intubato seguendo magari una delle vie del gas che arrivano dall’Europa orientale.
Se fosse corretto questo modo di tirare in ballo fenomeni atmosferici caratterizzanti il clima di altre zone del pianeta per prevedere il tempo di casa nostra, allora dovrebbe essere corretto anche il contrario. E allora immaginiamo di dire ai russi che saranno interessati da una tempesta di “libeccio” nel caso in cui la circolazione atmosferica sull’Europa venga condizionata da un’ampia circolazione depressionaria presente alle alte latitudini centro-occidentali europee. Oppure immaginiamo di dire agli islandesi che saranno interessati da intensi venti di “scirocco” nel caso in cui un’ampia saccatura ad asse obliquo diretto da nord-ovest verso sud-est dovesse avvicinarsi verso le coste nord occidentali africane e attivare uno scambio meridiano tale da far giungere aria mite fino a latitudini così elevate. Ce la facciamo a immaginare il titolo di un quotidiano russo riportare “Arriva il libeccio”, oppure quello di uno islandese riportare “Sciroccata in arrivo”, vale a dire prendere la nostra “rosa dei venti” e collocarla fuori dal contesto geografico-atmosferico in cui è nata? Ci viene difficile.
I venti che trasportano le masse d’aria fredda o gelida verso l’Italia, che possono essere di natura polare marittima o continentale o di natura artico marittima o continentale sono sempre gli stessi: a seconda della direzione di provenienza della massa d’aria, quest’ultima entra nel Mediterraneo irrompendo con venti di maestrale (da nord-ovest), di tramontana (da nord) e di grecale (da nord-est). Bastano i nostri venti a raccontarci la circolazione che ci interessa, senza scomodare un fenomeno che riguarda un’area che dista oltre 7000 chilometri da noi e che viene utilizzato solo per fare del sensazionalismo.
Andrea Corigliano.
«Arriva il burian, il vento siberiano». Nelle ultime due settimane è stato lui il grande protagonista dell’informazione meteorologica italiana ed è stato sempre lui a condizionare le notizie sul tempo che sono andate e che continuano ad andare per la maggiore, cioè quelle che poi sono le più cliccate, le più lette e le più condivise attraverso tutti i canali mediatici e i social. Peccato, però, che il termine non sia corretto perché va scritto senza “i”: si chiama “buran” e non “burian”. In secondo luogo, l’utilizzo inappropriato del termine è giustificato dal fatto che non è corretto estrarre dal proprio contesto geografico-atmosferico un fenomeno prettamente siberiano (e quindi asiatico) per trasportarlo in Italia, cioè a oltre 7000 km di distanza, e utilizzarlo per fini previsionali. Sarebbe un po’ come dire che l’atmosfera – che ricordiamo essere un sistema complesso e caotico – si convertisse alla linearità permettendo a un vento di percorrere tranquillamente questa ampia distanza senza incorrere in alcuna alterazione o modifica delle sue caratteristiche fisiche: in pratica, il flusso da est-nordest giungerebbe fin sulla nostra penisola come se fosse intubato seguendo magari una delle vie del gas che arrivano dall’Europa orientale.
Se fosse corretto questo modo di tirare in ballo fenomeni atmosferici caratterizzanti il clima di altre zone del pianeta per prevedere il tempo di casa nostra, allora dovrebbe essere corretto anche il contrario. E allora immaginiamo di dire ai russi che saranno interessati da una tempesta di “libeccio” nel caso in cui la circolazione atmosferica sull’Europa venga condizionata da un’ampia circolazione depressionaria presente alle alte latitudini centro-occidentali europee. Oppure immaginiamo di dire agli islandesi che saranno interessati da intensi venti di “scirocco” nel caso in cui un’ampia saccatura ad asse obliquo diretto da nord-ovest verso sud-est dovesse avvicinarsi verso le coste nord occidentali africane e attivare uno scambio meridiano tale da far giungere aria mite fino a latitudini così elevate. Ce la facciamo a immaginare il titolo di un quotidiano russo riportare “Arriva il libeccio”, oppure quello di uno islandese riportare “Sciroccata in arrivo”, vale a dire prendere la nostra “rosa dei venti” e collocarla fuori dal contesto geografico-atmosferico in cui è nata? Ci viene difficile.
I venti che trasportano le masse d’aria fredda o gelida verso l’Italia, che possono essere di natura polare marittima o continentale o di natura artico marittima o continentale sono sempre gli stessi: a seconda della direzione di provenienza della massa d’aria, quest’ultima entra nel Mediterraneo irrompendo con venti di maestrale (da nord-ovest), di tramontana (da nord) e di grecale (da nord-est). Bastano i nostri venti a raccontarci la circolazione che ci interessa, senza scomodare un fenomeno che riguarda un’area che dista oltre 7000 chilometri da noi e che viene utilizzato solo per fare del sensazionalismo.
Andrea Corigliano.
- giulys
- Forumista senior
- Messaggi: 8085
- Iscritto il: gio gen 01, 1970 1:00 am
- Località: Torino - Lucento
Mi sembra che il Sig. Corigliano voglia spezzare il capello in quattro.Darkangel ha scritto:L “BURIAN”, UN VENTO UTILIZZATO SOLO PER FARE DEL SENSAZIONALISMO.
«Arriva il burian, il vento siberiano». Nelle ultime due settimane è stato lui il grande protagonista dell’informazione meteorologica italiana ed è stato sempre lui a condizionare le notizie sul tempo che sono andate e che continuano ad andare per la maggiore, cioè quelle che poi sono le più cliccate, le più lette e le più condivise attraverso tutti i canali mediatici e i social. Peccato, però, che il termine non sia corretto perché va scritto senza “i”: si chiama “buran” e non “burian”. In secondo luogo, l’utilizzo inappropriato del termine è giustificato dal fatto che non è corretto estrarre dal proprio contesto geografico-atmosferico un fenomeno prettamente siberiano (e quindi asiatico) per trasportarlo in Italia, cioè a oltre 7000 km di distanza, e utilizzarlo per fini previsionali. Sarebbe un po’ come dire che l’atmosfera – che ricordiamo essere un sistema complesso e caotico – si convertisse alla linearità permettendo a un vento di percorrere tranquillamente questa ampia distanza senza incorrere in alcuna alterazione o modifica delle sue caratteristiche fisiche: in pratica, il flusso da est-nordest giungerebbe fin sulla nostra penisola come se fosse intubato seguendo magari una delle vie del gas che arrivano dall’Europa orientale.
Se fosse corretto questo modo di tirare in ballo fenomeni atmosferici caratterizzanti il clima di altre zone del pianeta per prevedere il tempo di casa nostra, allora dovrebbe essere corretto anche il contrario. E allora immaginiamo di dire ai russi che saranno interessati da una tempesta di “libeccio” nel caso in cui la circolazione atmosferica sull’Europa venga condizionata da un’ampia circolazione depressionaria presente alle alte latitudini centro-occidentali europee. Oppure immaginiamo di dire agli islandesi che saranno interessati da intensi venti di “scirocco” nel caso in cui un’ampia saccatura ad asse obliquo diretto da nord-ovest verso sud-est dovesse avvicinarsi verso le coste nord occidentali africane e attivare uno scambio meridiano tale da far giungere aria mite fino a latitudini così elevate. Ce la facciamo a immaginare il titolo di un quotidiano russo riportare “Arriva il libeccio”, oppure quello di uno islandese riportare “Sciroccata in arrivo”, vale a dire prendere la nostra “rosa dei venti” e collocarla fuori dal contesto geografico-atmosferico in cui è nata? Ci viene difficile.
I venti che trasportano le masse d’aria fredda o gelida verso l’Italia, che possono essere di natura polare marittima o continentale o di natura artico marittima o continentale sono sempre gli stessi: a seconda della direzione di provenienza della massa d’aria, quest’ultima entra nel Mediterraneo irrompendo con venti di maestrale (da nord-ovest), di tramontana (da nord) e di grecale (da nord-est). Bastano i nostri venti a raccontarci la circolazione che ci interessa, senza scomodare un fenomeno che riguarda un’area che dista oltre 7000 chilometri da noi e che viene utilizzato solo per fare del sensazionalismo.
Andrea Corigliano.
Da quando sento parlare di meteo, in casi come quello avuto recentemente si è sempre parlato di burian o buran che dir si voglia ed adesso arriva lui a dire il contrario; che poi ci sia anche del sensazionalismo questo è indubbio.
Anche gli esempi che porta sono poco calzanti, perchè quando da noi soffia iil libeccio, spesso a nord delle Alpi hanno il favonio, così come quando da ovest di arriva il maestrale o da nord la tramontana, da noi si trasforma in favonio e come tale lo chiamiamo.
Invece il burian ci arriva dritto dalle lontane regioni russo siberiane, senza subire significative modifiche, salvo ovviamente un progressivo addolcimento delle temperature.
Questa carta di GFS del 25 febbraio 2018 direi che rende bene l'idea della diretta comunicazione tra Siberia ed Europa.
- Uomo di Langa
- Forumista senior
- Messaggi: 8810
- Iscritto il: gio dic 01, 2011 3:49 pm
- Località: Alba(CN) 172 m. s.l.m.
-
- Forumista senior
- Messaggi: 7560
- Iscritto il: gio gen 14, 2016 6:37 pm
- Località: cosenza, 250 mt
-
- Forumista senior
- Messaggi: 7560
- Iscritto il: gio gen 14, 2016 6:37 pm
- Località: cosenza, 250 mt